La versione di Misteriufo:
Durante la seconda orbita Borman segnala un oggetto luminoso davanti alla capsula, che non può essere il razzo vettore, in quanto anche quest'ultimo risulta visibile attraverso l'oblò. Più tardi vengono fotografate strane luminosità azzurrognole, munite di appendici vaporose, che passano sotto la Gemini. Per il primo avvistamento, la NASA parla di un ignoto frammento di vettore in orbita, forse i resti di un Titan ma il NORAD (l'ente che segue le rotte di ogni satellite) dichiara: «E' impossibile che resti di un Titan o di qualsiasi altro missile si possano trovare in quella posizione». Per il secondo avvistamento si parlò di fulmini globulari nell'alta atmosfera.
La versione del CUN (Centro ufologico nazionale) italiano:
Nel Dicembre del 1965, anche gli astronauti Gemini James Lovell e Frank Borman videro un UFO nel corso della seconda orbita del loro volo record di 14 giorni.
Borman riportò di aver visto un'astronave sconosciuta poco distante dalla loro capsula. Il Controllo Gemini a Cape Kennedy gli disse che stava osservando
I'ultimo stadio del loro stesso razzo Titan. Borman confermò di poter vedere perfettamente il razzo, ma che poteva vedere anche qualcosa di completamente diverso. Questa comunicazione fu riportata durante il volo di James Lovell sulla Gemini 7:
Lovell: "Oggetto non identificato a ore 10 in alto".
Controllo: "Qui Houston. Ripetete, Sette"
Lovell: "Ho detto che abbiamo un oggetto non identificato a ore 10 in alto"
Controllo: "Gemini 7, è il razzo o un avvistamento effettivo?"
Lovell: "Abbiamo diversi avvistamenti effettivi."
Controllo: "Distanza o dimensioni stimate?"
Lovell:"Abbiamo in vista anche il razzo."
Alieni e Misteri ha anche uno spezzone di audio.
Andando a controllare i fatti pubblicati su Nasa.gov, la missione Gemini VII ebbe luogo dal 4 al 18 dicembre 1965 ed ebbe a bordo Frank Borman (pilota comandante) e James Lovell (pilota), entrambi al loro primo volo spaziale. I due astronauti stabilirono un record di durata che rimase imbattuto per cinque anni.
Gli archivi della NASA mettono a disposizione l'audio originale e la trascrizione delle comunicazioni radio della missione, che contengono questo scambio in cui si parla di “bogey”, termine del gergo militare aeronautico che indica un velivolo nemico o non identificato. È l'unico riferimento a un “bogey” nell'intera trascrizione delle comunicazioni da e verso Terra. “C” è il comandante Borman; “CC” è il Capcom, ossia l'addetto alle comunicazioni con gli astronauti che si trova a terra, nel centro di controllo di Houston.
C Gemini VII here. Houston, how do you read?
CC Loud and clear, VII. Go ahead.
C I have a bogey at 10:00 o'clock high.
CC This is Houston. Say again, VII.
C Said we have a bogey at l0:00 o'clock high.
CC Roger.
CC Gemini VII, is that the booster or is that an actual sighting?
C ...
CC Say again, VII.
C Said ... we have several - looks like ... actual sighting.
CC Do you have any more information, estimated dis- tance, or size?
C We also have the booster in sight.
CC Understand you also have the booster in sight. Roger.
C ... there are very many - looks like hundreds of little particles going by from the left out about 3 or 4 miles.
CC Understand you have many small particles going by on the left. At what distance?
C ... looks like ...
CC Roger. Understand they're about 3 or 4 miles away?
C They're past now; they're in a polar orbit.
CC Roger. And understand they were about 3 to 4 miles away?
C That's what it appeared like, or farther.
CC Roger.
CC Gemini VII, Houston. Were these particles in addition to the booster and the bogey at 10:OO o'clock high?
C ...
CC Roger.
(Gemini VII Composite Air-to-Ground and Onboard Voice Tape Transcription, Vol. 1, pagg. 32-34, da 01:43:17 a 01:45:28)
Il confronto fra la trascrizione che include anche il PAO (l'addetto alle comunicazioni al pubblico) e lo spezzone di audio presentato da Alieni e Misteri indica un rimontaggio: le parole del PAO, che sono a pagina 79 del PAO Mission Commentary Transcript, vengono pronunciate dopo che ci sono stati vari altri scambi di messaggi con gli astronauti.
La cosa più importante è che l'estrapolazione delle frasi dal loro contesto fa sembrare misteriosa una comunicazione che in realtà non lo è quando si legge l'intera trascrizione delle comunicazioni e si conosce la missione. Lo spiega molto lucidamente lo storico dell'astronautica James Oberg in Gemini-7: Lessons and Legends - A 30th Anniversary Revisit "Formation Flying", "Lessons Learned" Later, and one "Bogey" (15 settembre 1995): uno degli scopi della missione Gemini VII era un rendezvous con il secondo stadio del missile Titan-2, anch'esso arrivato in orbita intorno alla Terra.
Per una semplice necessità di meccanica celeste, la Gemini VII si trovò a ripassare più volte attraverso la nube di frammenti d'ogni dimensione staccatisi spontaneamente dallo stadio. Nello spazio e a velocità orbitale, l'assenza d'aria e di peso fanno sì che questi frammenti proseguano lungo la propria traiettoria viaggiando di conserva. Quello che videro gli astronauti era semplicemente un frammento più luminoso proveniente dal proprio missile. Non per nulla l'avvistamento avviene proprio in concomitanza con uno dei passaggi attraverso la nube di frammenti.
Del resto, il tono assolutamente calmo e rilassato con il quale gli astronauti dialogano con il centro di controllo a Houston indica che l'avvistamento non ha nulla di straordinario. Se davvero si fosse trattato di un veicolo alieno, presumibilmente le reazioni verbali sarebbero state ben altre.
Resta da chiarire la fotografia. La prima cosa che si nota è un fenomeno ricorrente nelle immagini ufologiche: la pessima qualità e la mancanza di una fonte precisa. Anche qui viene in soccorso James Oberg, che nell'articolo già citato ricorda la sua analisi dell'immagine, datata 1976 e pubblicata in Search Magazine.
Si tratta di una versione alterata e sgranata della foto S65-63722, scattata durante la missione. Secondo il documento Earth Photographs From Gemini VI Through XII, è la prima foto del rullino 24, scattata durante la settantasettesima rivoluzione intorno alla Terra, il 9 dicembre 1965 alle 21:51 GMT, quindi vari giorni dopo il presunto avvistamento, sopra l'Oceano Pacifico occidentale.
Scansione per gentile concessione di Ed Hengeveld, Apollo Lunar Surface Journal. |
La versione originale di questa foto, presentata qui sopra, mostra in realtà il muso (scuro e in ombra) della capsula, sul quale si vede il riflesso metallico sfuocato degli ugelli dei piccoli razzi di regolazione d'assetto del veicolo spaziale. La forma del muso e la posizione degli ugelli è chiarita da questa fotografia di un rendezvous fra le capsule Gemini 6 e 7.
Foto NASA S65-63194. |
La fotografia ufologica è stata insomma alterata, in modo che il muso scuro si confonda con la Terra altrettanto scura che si vede sullo sfondo, e poi capovolta e ritagliata.
Il riflesso degli ugelli si nota anche in altre fotografie delle missioni Gemini, come quella mostrata qui sotto, la S65-45753, riferita alla Gemini V.
Un esempio ancora più chiaro di come gli ugelli dei motori di manovra brillino quando il muso della capsula Gemini è in ombra o penombra è dato dalla foto S66-63060, tratta dalla missione Gemini XII e datata 14 novembre 1966: