mercoledì 29 gennaio 2020

Oggetto “misterioso” vicino alla Stazione Spaziale

Un video, presentato senza informazioni sulla data o il contesto, mostra un oggetto bianco che si muove nelle vicinanze della Stazione Spaziale Internazionale mentre un astronauta sta lavorando all’esterno della Stazione.



Questi sono due fotogrammi tratti dal video:




Ma la spiegazione è semplice: gli alieni non c’entrano. Si tratta di un debris shield, una delle coperture protettive degli apparati installati all’esterno della Stazione, che è sfuggita di mano agli astronauti Shane Kimbrough e Peggy Whitson il 30 marzo 2017 durante una delle attività di manutenzione della Stazione, come segnalato dai media dell’epoca (The Guardian, per esempio).

Lo si vede bene in questo video della NASA, risalente appunto al 30 marzo 2017, a 11:28 dall’inizio e poi di nuovo a 12:51. A 14:32 circa il video della NASA mostra l’inquadratura mostrata nel primo dei fotogrammi tratti dal video ufologico, ruotata di 90 gradi.

La copertura è successivamente ricaduta nell’atmosfera, disintegrandosi senza fare danni.

Anche se in questo caso si è trattato di un errore, questo genere di “avvistamento” è piuttosto frequente, perché a volte i componenti non più necessari della Stazione vengono eliminati lanciandoli via manualmente e quindi fluttuano vicino alla Stazione per qualche tempo prima di precipitare. Lo ha fatto per esempio Drew Morgan a novembre 2019, come raccontato su ESA.int (“Drew has the honour of literally throwing the debris shield away in a controlled manner for it to slowly lose altitude and burn up harmlessly in our atmosphere”) e su CollectSpace.com.

Ringrazio @ufoofinterest per la segnalazione della spiegazione corretta. La versione precedente di questo articolo aveva attribuito l’oggetto all’intervento di manutenzione di Drew Morgan.

domenica 22 gennaio 2017

UFO avvistato dalla Marina cilena: alcune fonti per riflettere

A prima vista il caso del video ripreso da una fonte autorevole (la Marina cilena) in ottima qualità di un oggetto volante non identificato sembra inspiegabile, ma il lavoro paziente degli ufologi seri alla fine trova una probabile spiegazione. Purtroppo mi manca il tempo di raccontare la vicenda in dettaglio, ma lascio qui queste fonti come riferimento per chi volesse documentarsi.

Polemiche sul video dell’ “UFO” ripreso da un elicottero militare cileno (CISU)

Chilean officials can’t identify a strange IR signal seen by its Navy (Ars Technica)

Explained: Chilean Navy "UFO" video - Aerodynamic Contrails, Flight IB6830 (Metabunk)

Chilean object: A U.F.O. does not mean it’s a ‘UFO’ (Doubtful News)

lunedì 20 gennaio 2014

La “base aliena sulla Luna” non è degli extraterrestri: è della Disney


Questa immagine viene spesso presentata come la prova fotografica dell'esistenza di strutture artificiali (presumibilmente basi extraterrestri) sulla Luna.

In realtà si tratta di un fotogramma tratto dal documentario della Disney Man and the Moon, del 1955 (IMDB), come segnalato correttamente dal blog ufologico di Mike Bara, che ci tiene a distinguere fra base aliene lunari “vere” e “false”.

L'origine disneyana è suggerita agli osservatori più attenti dalla presenza del logo del Disney Channel nella zona inferiore destra dell'immagine. Nel documentario la “base aliena” viene mostrata a circa tre minuti e mezzo dalla fine.

Il documentario Man and the Moon, fra l'altro, contiene chicche come una dettagliata lezione di astronautica tenuta nientemeno che da Wernher von Braun.

mercoledì 5 settembre 2012

Misteriose luci nel cielo di Linz (Austria)

Credit: rubra/Ars Electronica
Questa fotografia è stata scattata di recente a Linz, in Austria. Ma non mostra uno sciame di veicoli extraterrestri o una flotilla, come la chiamano gli ufologi: si tratta in realtà di alcune decine di piccoli quadricotteri radiocomandati Hummingbird della AscTec (simili a questo), dotati di una luce, che fanno parte dello spettacolo The Cloud in the Web organizzato a Linz, in Austria, e segnalato da Dvice. Geniale, magico e inquietante.

È un bell'esempio di quanto sia ingannevole e sbagliato il corto circuito mentale di chi vede un puntino luminoso che si muove in cielo e subito pensa “veicolo di visitatori extraterrestri”. È come sentire un rumore di zoccoli di cavallo e pensare “unicorno”. Con tutte le cose naturali e artificiali che ci sono in cielo, l'idea dell'astronave aliena che gironzola incurante di farsi notare dovrebbe essere l'ultimissima cosa che passa per la testa.

lunedì 28 febbraio 2011

L'UFO della Gemini VII: il “bogey” di Frank Borman

Un lettore, Luca, mi segnala il caso di uno dei presunti avvistamenti di UFO da parte degli astronauti citati spesso dai siti ufologici: quello di Frank Borman e James Lovell durante la missione Gemini VII, nel dicembre del 1965. L'episodio viene raccontato attribuendo agli astronauti delle comunicazioni radio che parlano inequivocabilmente di un veicolo non identificato e la narrazione è spesso accompagnata dalla fotografia mostrata qui accanto.

La versione di Misteriufo:

Durante la seconda orbita Borman segnala un oggetto luminoso davanti alla capsula, che non può essere il razzo vettore, in quanto anche quest'ultimo risulta visibile attraverso l'oblò. Più tardi vengono fotografate strane luminosità azzurrognole, munite di appendici vaporose, che passano sotto la Gemini. Per il primo avvistamento, la NASA parla di un ignoto frammento di vettore in orbita, forse i resti di un Titan ma il NORAD (l'ente che segue le rotte di ogni satellite) dichiara: «E' impossibile che resti di un Titan o di qualsiasi altro missile si possano trovare in quella posizione». Per il secondo avvistamento si parlò di fulmini globulari nell'alta atmosfera.

La versione del CUN (Centro ufologico nazionale) italiano:

Nel Dicembre del 1965, anche gli astronauti Gemini James Lovell e Frank Borman videro un UFO nel corso della seconda orbita del loro volo record di 14 giorni.
Borman riportò di aver visto un'astronave sconosciuta poco distante dalla loro capsula. Il Controllo Gemini a Cape Kennedy gli disse che stava osservando
I'ultimo stadio del loro stesso razzo Titan. Borman confermò di poter vedere perfettamente il razzo, ma che poteva vedere anche qualcosa di completamente diverso. Questa comunicazione fu riportata durante il volo di James Lovell sulla Gemini 7:
Lovell: "Oggetto non identificato a ore 10 in alto".
Controllo: "Qui Houston. Ripetete, Sette"
Lovell: "Ho detto che abbiamo un oggetto non identificato a ore 10 in alto"
Controllo: "Gemini 7, è il razzo o un avvistamento effettivo?"
Lovell: "Abbiamo diversi avvistamenti effettivi."
Controllo: "Distanza o dimensioni stimate?"
Lovell:"Abbiamo in vista anche il razzo."

Alieni e Misteri ha anche uno spezzone di audio.

Andando a controllare i fatti pubblicati su Nasa.gov, la missione Gemini VII ebbe luogo dal 4 al 18 dicembre 1965 ed ebbe a bordo Frank Borman (pilota comandante) e James Lovell (pilota), entrambi al loro primo volo spaziale. I due astronauti stabilirono un record di durata che rimase imbattuto per cinque anni.

Gli archivi della NASA mettono a disposizione l'audio originale e la trascrizione delle comunicazioni radio della missione, che contengono questo scambio in cui si parla di “bogey”, termine del gergo militare aeronautico che indica un velivolo nemico o non identificato. È l'unico riferimento a un “bogey” nell'intera trascrizione delle comunicazioni da e verso Terra. “C” è il comandante Borman; “CC” è il Capcom, ossia l'addetto alle comunicazioni con gli astronauti che si trova a terra, nel centro di controllo di Houston.


C Gemini VII here. Houston, how do you read?
CC Loud and clear, VII. Go ahead.
C I have a bogey at 10:00 o'clock high.
CC This is Houston. Say again, VII.
C Said we have a bogey at l0:00 o'clock high.
CC Roger.
CC Gemini VII, is that the booster or is that an actual sighting?
C ...
CC Say again, VII.
C Said ... we have several - looks like ... actual sighting.
CC Do you have any more information, estimated dis- tance, or size?
C We also have the booster in sight.
CC Understand you also have the booster in sight. Roger.
C ... there are very many - looks like hundreds of little particles going by from the left out about 3 or 4 miles.
CC Understand you have many small particles going by on the left. At what distance?
C ... looks like ...
CC Roger. Understand they're about 3 or 4 miles away?
C They're past now; they're in a polar orbit.
CC Roger. And understand they were about 3 to 4 miles away?
C That's what it appeared like, or farther.
CC Roger.
CC Gemini VII, Houston. Were these particles in addition to the booster and the bogey at 10:OO o'clock high?
C ...
CC Roger.

(Gemini VII Composite Air-to-Ground and Onboard Voice Tape Transcription, Vol. 1, pagg. 32-34, da 01:43:17 a 01:45:28)

Il confronto fra la trascrizione che include anche il PAO (l'addetto alle comunicazioni al pubblico) e lo spezzone di audio presentato da Alieni e Misteri indica un rimontaggio: le parole del PAO, che sono a pagina 79 del PAO Mission Commentary Transcript, vengono pronunciate dopo che ci sono stati vari altri scambi di messaggi con gli astronauti.

La cosa più importante è che l'estrapolazione delle frasi dal loro contesto fa sembrare misteriosa una comunicazione che in realtà non lo è quando si legge l'intera trascrizione delle comunicazioni e si conosce la missione. Lo spiega molto lucidamente lo storico dell'astronautica James Oberg in Gemini-7: Lessons and Legends  - A 30th Anniversary Revisit "Formation Flying", "Lessons Learned" Later, and one "Bogey" (15 settembre 1995): uno degli scopi della missione Gemini VII era un rendezvous con il secondo stadio del missile Titan-2, anch'esso arrivato in orbita intorno alla Terra.

Per una semplice necessità di meccanica celeste, la Gemini VII si trovò a ripassare più volte attraverso la nube di frammenti d'ogni dimensione staccatisi spontaneamente dallo stadio. Nello spazio e a velocità orbitale, l'assenza d'aria e di peso fanno sì che questi frammenti proseguano lungo la propria traiettoria viaggiando di conserva. Quello che videro gli astronauti era semplicemente un frammento più luminoso proveniente dal proprio missile. Non per nulla l'avvistamento avviene proprio in concomitanza con uno dei passaggi attraverso la nube di frammenti.

Del resto, il tono assolutamente calmo e rilassato con il quale gli astronauti dialogano con il centro di controllo a Houston indica che l'avvistamento non ha nulla di straordinario. Se davvero si fosse trattato di un veicolo alieno, presumibilmente le reazioni verbali sarebbero state ben altre.

Resta da chiarire la fotografia. La prima cosa che si nota è un fenomeno ricorrente nelle immagini ufologiche: la pessima qualità e la mancanza di una fonte precisa. Anche qui viene in soccorso James Oberg, che nell'articolo già citato ricorda la sua analisi dell'immagine, datata 1976 e pubblicata in Search Magazine.

Si tratta di una versione alterata e sgranata della foto S65-63722, scattata durante la missione. Secondo il documento Earth Photographs From Gemini VI Through XII, è la prima foto del rullino 24, scattata durante la settantasettesima rivoluzione intorno alla Terra, il 9 dicembre 1965 alle 21:51 GMT, quindi vari giorni dopo il presunto avvistamento, sopra l'Oceano Pacifico occidentale.

Scansione per gentile concessione di Ed Hengeveld, Apollo Lunar Surface Journal.

La versione originale di questa foto, presentata qui sopra, mostra in realtà il muso (scuro e in ombra) della capsula, sul quale si vede il riflesso metallico sfuocato degli ugelli dei piccoli razzi di regolazione d'assetto del veicolo spaziale. La forma del muso e la posizione degli ugelli è chiarita da questa fotografia di un rendezvous fra le capsule Gemini 6 e 7.

Foto NASA S65-63194.


La fotografia ufologica è stata insomma alterata, in modo che il muso scuro si confonda con la Terra altrettanto scura che si vede sullo sfondo, e poi capovolta e ritagliata.



Il riflesso degli ugelli si nota anche in altre fotografie delle missioni Gemini, come quella mostrata qui sotto, la S65-45753, riferita alla Gemini V.


Un esempio ancora più chiaro di come gli ugelli dei motori di manovra brillino quando il muso della capsula Gemini è in ombra o penombra è dato dalla foto S66-63060, tratta dalla missione Gemini XII e datata 14 novembre 1966:

L'oggetto misterioso avvistato dalla Gemini VI


Questo articolo è stato pubblicato inizialmente su Complotti Lunari.

Su Internet e negli altri media vengono spesso proposte presunte registrazioni di comunicazioni di astronauti che segnalano avvistamenti di misteriosi oggetti volanti non identificati durante le loro missioni spaziali. Di solito si tratta di falsi fabbricati intenzionalmente per burla o per parodia (come nel caso dell'Apollo 20 o di Alternative 3). Non capita spesso, invece, di trovare una comunicazione autentica di astronauti che segnalano oggetti misteriosi.

Durante la missione Gemini 6, svoltasi fra il 15 e il 16 dicembre 1965, i due astronauti a bordo, Wally Schirra (Shi-rah per gli americani, ma Schirra per gli abitanti di Loco, il paesino ticinese dal quale provenivano i suoi nonni) e Tom Stafford, fecero questa sorprendente comunicazione radio ai loro colleghi Jim Lovell e Frank Borman della Gemini 7, che era in orbita insieme a loro per il primo rendezvous fra due veicoli spaziali (senza attracco):

Gemini VII, qui è la Gemini VI. Abbiamo un oggetto, sembra un satellite che va da nord a sud, probabilmente in orbita polare. È su una traiettoria molto bassa e viaggia da nord a sud e ha un elevato rateo di salita. Sembra che potrebbe persino essere un... Molto basso. Sembra che potrebbe essere in procinto di rientrare presto. State in attesa un... Potreste provare a lasciarmi cercare di captare quella cosa...

Gemini VII, this is Gemini VI. We have an object, looks like a satellite going from north to south, probably in a polar orbit. He's in a very low trajectory traveling from north to south and has a very high climbing ratio. It looks like it might even be a ... Very low. Looks like he might be going to re-enter soon. Standy by one... You just might let me try to pick up that thing... 

Questa è la versione riportata nel documento Gemini VI Composite Air-to-Ground and Onboard Voice Tape Transcription (pagina 116, 23:57:30). Esiste un'altra versione di questa comunicazione, trascritta nel Gemini VII Gemini VI PAO Mission Commentary Transcript (sezione Tape 507, Page 2, che corrisponde a pagina 1375 del documento PDF), che è la seguente:

Roger, Houston e Gemini 7. Qui è la Gemini 6. Abbiamo un oggetto, sembra un satellite, che va da nord a sud, su, in orbita polare. È su una traiettoria molto bassa e viaggia da nord a sud. E ha un elevato coefficiente di forma [o rapporto di snellezza, n.d.t.]. Sembra che potrebbe persino essere una palla di bastoni. È molto basso. Sembra che potrebbe essere in procinto di rientrare presto. State in attesa un [?]; sembra che stia cercando di farci dei segnali.

Roger, Houston and Gemini 7. This is Gemini 6. We have an object, looks like a satelite, going from north to south, up in a polar orbit. He's in a very low trajectory, traveling fran north to south. And, it has a very high fineness ratio. It looks like it might even be a ball of sticks. It's very low; looks like he may be going to reenter pretty soon. Stand by one; it looks like he's trying to signal us.

Le frasi sono davvero inquietanti e sembrano suggerire una visita da parte di un veicolo sconosciuto e animato da intelligenza, terrestre o aliena (“sembra che stia cercando di farci dei segnali”), e in grado di emettere segnali captabili (“Potreste provare a lasciarmi cercare di captare quella cosa”). C'è poi la misteriosa discordanza proprio nella trascrizione di queste due citazioni.

La discordanza aumenta se si considera che Schirra stesso, nelle sue memorie intolate Schirra's Space, dichiara di aver pronunciato anche questa frase ancora più precisa:

Vedo un modulo di comando e otto moduli più piccoli davanti. Il pilota del modulo di comando indossa una tuta rossa.

I see a command module and eight smaller modules in front. The pilot of the command module is wearing a red suit.

L'apparente mistero ufologico, tuttavia, si chiarisce (almeno per chi è interessato a fare chiarezza) nella parte immediatamente successiva delle trascrizioni.

(Jingle Bells suonata da un'armonica a bocca e da sonaglini)

S/C 7 – Li abbiamo ricevuti anche noi, [Gemini] 6.

S/C 6 – Era dal vivo, [Gemini] 7, non un nastro.

HOUSTON – Siete troppo forti, [Gemini] 6.

S/C 6 – Da Da De Da De.

(Jingle Bells played by harmonica and bells). 

S/C 7 – We got them too, 6. 

S/C 6 – That was live, 7; not tape.

HOUSTON – You're too much, 6.

S/C 6 – Da Da De Da De.

Credit: Mark Avino/National Air and Space Museum, S.I.
Schirra e Stafford erano riusciti a portare a bordo, senza farlo sapere ai responsabili del Centro di Controllo di Houston, una piccola armonica a bocca e dei sonaglini: è questo l'oggetto misterioso che emette segnali di cui parlano. L'armonica, una Little Lady della Hohner, è oggi conservata al museo Smithsonian. Secondo la curatrice del museo Margaret A. Weitekamp, si tratta del primo strumento musicale mai suonato nello spazio.

Il CAPCOM che ricevette a Houston l'annuncio a sorpresa era il candidato astronauta Elliot See, che avrebbe dovuto partecipare alla missione Gemini 9 ma morì in un incidente aereo due mesi dopo, nel febbraio del 1966.

Fonti aggiuntive: I morti dimenticati dei programmi spaziali, Astronautix.com, BoingBoing, Smithsonian.com.

martedì 22 giugno 2010

NUFO da... liquidare

Questa spettacolare fotografia segnalata da Fox News nel 2010 sembra davvero mostrare un oggetto volante di natura sconosciuta. Secondo Fox News, l'immagine fu scattata nell'aprile del 2008 a Dudley, in Inghilterra, e la fonte è il giornale The Sun.


In realtà si tratta semplicemente di una goccia d'acqua su un vetro, che rifrange e deforma il cielo che le sta dietro.

Gli in-camera tricks (effetti ottenuti direttamente durante la ripresa) sono una delle tecniche più convincenti per la produzione di NUFO. Innanzi tutto, permettono di mostrare il negativo (o il file) originale e di far verificare che non è stato sottoposto ad alcuna manipolazione, cosa che aggiunge molto all'autorevolezza dell'immagine: avrete sentito dire molte volte in ufologia frasi come "gli esperti hanno esaminato l'immagine e non vi hanno trovato segni di manipolazione o alterazione", dette con il tono di chi vuole suggerire che quindi la foto mostri davvero un veicolo extraterrestre. Ma l'assenza di alterazione del negativo o dell'immagine digitale non significa che la fotografia non contenga trucchi o inganni.

In secondo luogo, gli in-camera tricks a volte si verificano involontariamente: una persona al di sopra di ogni sospetto scatta una foto attraverso una finestra, non si accorge che c'è una goccia d'acqua sul vetro (il nostro cervello elimina automaticamente le informazioni superflue trasmesse dagli occhi), e quando riesamina l'immagine scopre un oggetto misterioso che non sa spiegare. Anzi, l'oggetto è ancora più misterioso perché, dice il testimone, "non era visibile quando ho scattato la foto" (altra frase classica dell'ufologia), attribuendo pertanto all'oggetto misterioso la proprietà inquietante di essere invisibile a occhio nudo ma di essere rivelabile, non si sa bene come, dall'occhio della fotocamera.

In casi come questo, l'autore dell'immagine può essere in perfetta buona fede, cosa che complica ulteriormente la questione, perché spesso la serietà della persona e il suo stupore genuino allontanano il dubbio di una burla.

Ottenere una buona foto nufologica con una goccia d'acqua richiede alcune condizioni particolari, che possono verificarsi facilmente per caso. Conoscerle permette di rilevare, nelle foto che vengono proposte come immagini di oggetti volanti, i segni tipici di un effetto ottenuto (volontariamente o involontariamente) tramite gocce d'acqua.

Nella fotografia non si deve vedere il bordo della finestra, del finestrino d'automobile o della superficie trasparente di altro tipo, altrimenti è facile che l'osservatore si renda conto che la fotocamera sta guardando attraverso un vetro e quindi interpreti correttamente quello che vede. Un esempio classico di questo effetto nufologico è l'immagine qui accanto, scattata durante la missione Shuttle STS-51A: mancando la cornice del finestrino, l'osservatore non immagina che il globo argenteo possa essere una goccia d'acqua su un vetro (all'interno dell'abitacolo) e quindi il suo cervello interpreta l'oggetto come un globo argenteo di grandi dimensioni che si trova all'esterno e che quindi non può che essere un veicolo extraterrestre.

La goccia d'acqua non deve colare: le condizioni di pulizia del vetro possono influenzare il comportamento della goccia. Un vetro inclinato, come per esempio quello di un parabrezza o di un lucernario, facilita il mantenimento della posizione della goccia, ma anche un vetro verticale può trattenerla, contrariamente a quello che si può immaginare.

Più è bassa la qualità della fotocamera, più è facile ottenere l'effetto. Le fotocamere dei telefonini, per esempio, hanno una profondità di campo molto elevata, per cui mettono a fuoco sia la goccia (che quindi assume contorni molto netti e "realistici"), sia lo sfondo. Una buona fotocamera con teleobiettivo o con una regolazione di zoom molto spinta difficilmente produce l'effetto. L'ideale è un obiettivo normale o grandangolare, tenuto a una buona distanza dal vetro (tipicamente almeno 40 centimetri).

La goccia deve essere vicina a oggetti di cui possa rifrangere l'immagine. La goccia, infatti, si comporta come una piccola lente che riduce, deforma e capovolge ciò che le sta dietro. Di conseguenza, si può scoprire che una fotografia nufologica è stata prodotta da una goccia rifrangente dal fatto che il NUFO si trova visivamente vicino a un elemento di colore analogo dello sfondo (l'orizzonte o una nuvola, per esempio) e non è in mezzo al cielo terso.

Un cielo contrastato con nubi scure squarciate dal sole è più efficace di un cielo terso. Le nubi, infatti, possono costituire l'oggetto rifratto dalla goccia, e il contrasto fra nubi scure e cielo chiaro può creare giochi di luce che generano "dettagli" del NUFO. È il caso, appunto, della fotografia mostrata all'inizio dell'articolo: la goccia rifrange la porzione di cielo luminosa e si staglia contro la nube scura. Questa situazione, oltretutto, si verifica tipicamente nelle foto nufologiche involontarie, perché le nubi scure si accompagnano di solito alla pioggia, che genera appunto gocce sui vetri.

Ecco un esempio di foto nufologica scattata da me:


Si tratta di un dettaglio di una fotografia scattata con una fotocamera reflex digitale (Canon EOS 550D), regolata sulla massima profondità di campo (f/22) e dotata di un obiettivo zoom 18-55 mm regolato sulla posizione di massimo grandangolo.

Questa è un'altra goccia fotografata con un telefonino Sony Ericsson P1i da circa 40 cm di distanza. La foto è stata ritagliata per mostrarne solo la parte centrale.


È evidente l'impatto emotivo che possono avere fotografie di questo genere se presentate fuori contesto e senza fornire informazioni sulle modalità di ripresa dell'immagine, come avviene appunto solitamente nelle fotografie ufologiche. Immaginate le due foto qui sopra accompagnate da una descrizione di questo genere: "Un oggetto metallico arrotondato, privo di ali, di rotori o di motori visibili, avvistato nel cielo sopra Lugano. Nella prima immagine si scorgono una struttura circolare più chiara in cima all'oggetto e dei fili (antenne?) che si protendono dal ventre dell'oggetto. Le fotografie, esaminate dagli esperti, non rivelano alcun segno di trucchi fotografici". Convincente, vero?

Certo, non tutta l'ufologia è questione di gocce d'acqua male interpretate. Ma occorre conoscere questo genere d'inganno (intenzionale o involontario) per poter escludere le immagini ufologiche fasulle.